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Sint Maarten o Saint Martin?

I consigli di viaggio di 43nord sull’isola caraibica di St. Martin

Invogliati da un’eccezionale offerta aerea di Air France, quest’anno abbiamo deciso di fare il nostro consueto break invernale nelle isole di Anguilla e St. Martin. Non siamo mai stati in questa zona dei Caraibi ed inoltre, ad Anguilla ci sono dei bellissimi siti di immersione. Quindi uniamo l’utile al dilettevole e decidiamo di trascorrere 4 notti ad Anguilla e 4 notti a St. Martin. Di Anguilla abbiamo già parlato in un altro articolo; qui vogliamo raccontarvi la nostre impressioni sull’isola di St. Martin o Sint Maarten.

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Un’isola a metà

Questa piccola isola di appena 87 km quadrati è situata a circa 240 km di distanza da Porto Rico, nella sezione nord-orientale dei Caraibi. Ma non è questo che la rende così speciale, quanto piuttosto il fatto di essere la più piccola isola abitata ad essere divisa fra due stati diversi:

  • la parte meridionale, nota come Sint Maarten, appartiene all’Olanda ma non è considerata territorio europeo;
  • la parte settentrionale, invece, è una collettività d’oltremare autonoma della Repubblica francese quindi è a tutti gli effetti territorio francese.

Questo implica che nella parte olandese si paga per lo più in $ e scatta subito il roaming internazionale, mentre basta fare pochi km per trovarsi magicamente in Francia, con l’Euro e la possibilità di chiamare e navigare come se foste in Italia.

Ma come è potuta mai succedere una cosa così strana?

Storia dell’isola

La storia di Saint Martin ha molti punti in comune con altre isole dei Caraibi, ed è molto interessante.

Gli albori della civiltà

I suoi primi abitanti furono gli indios Arawak, provenienti dal bacino del fiume Orinoco in Venezuela. La società era molto pacifica, basata su allevamento e pesca, e le famiglie vivevano in villaggi dai tetti di paglia abbastanza forti da resistere agli uragani.

La vita di questi insediamenti fu sconvolta dall’arrivo degli indiani Caribe, provenienti dalla stessa regione da cui erano giunti prima gli Arawak. A differenza di questi ultimi, i Caribe erano un popolo guerriero e uccisero i maschi Arawak riducendo in schiavitù le donne. Quando gli europei cominciarono ad esplorare i Caraibi, la società Caribe aveva quasi completamente soppiantato quella Arawak.

L’era coloniale

L’11 novembre 1493, Cristoforo Colombo, durante il suo secondo viaggio nelle Americhe, avvistata l’isola, la battezzò Isla de San Martín per onorare la ricorrenza di San Martino di Tours. Tuttavia, anche se rivendicata immediatamente come territorio spagnolo, Colombo non vi sbarcò, e per la Spagna la colonizzazione dell’isola rimase una bassa priorità.

La Francia e l’Olanda invece ambivano al suo possesso. Incontrata poca resistenza da parte degli abitanti autoctoni, gli olandesi si impossessarono facilmente dell’isola e vi fondarono un insediamento nel 1631, costruendo Fort Amsterdam a protezione dalle possibili invasioni. Visto il successo commerciale di queste colonie e volendo mantenere il loro controllo sul commercio del sale, anche gli spagnoli si resero infine conto della posizione strategica di Saint Martin. La Guerra degli Ottant’anni che infuriava tra Spagna e Paesi Bassi fornì un ulteriore incentivo ad attaccare.

Le forze spagnole strapparono il controllo dell’isola agli olandesi nel 1633, deportando tutti i coloni. Nonostante vari tentativi per riconquistare Saint Martin, gli olandesi fallirono ripetutamente. Quindici anni dopo la conquista spagnola, la Guerra degli Ottant’anni terminò. Dal momento che non avevano più necessità di una base nei Caraibi e Saint Martin generava a malapena profitti economici, gli spagnoli persero interesse alla difesa del territorio e nel 1648 abbandonarono l’isola.

Con Saint Martin di nuovo libera, sia gli olandesi che i francesi colsero al volo l’occasione per ristabilire i loro insediamenti. Coloni olandesi giunsero da Sint Eustatius, mentre i francesi arrivarono da Saint Kitts. Dopo qualche conflitto iniziale, entrambe le parti si resero conto che nessuna delle due avrebbe ceduto facilmente. Preferendo evitare una guerra totale, le due nazioni firmarono il Trattato di Concordia del 1648 che divise l’isola in due. E da allora l’isola è rimasta così.

In vacanza sull’isola: quale delle 2 parti scegliere?

La parte olandese

Se ti piacciono gli albergoni, i casinò, i locali per adulti, discoteche e night club ed il traffico dell’ora di punta….allora Sint Maarten fa al caso tuo! Te ne accorgi subito, appena saliti sul taxi in aeroporto, che non si tratta dell’isola caraibica da cartolina, quella solo spiagge e mare.

Qui la densità abitativa è di 1000 abitanti per kmq (a Roma è di 812); avendo a disposizione un territorio piccolo e per lo più collinare, hanno costruito praticamente ovunque.

Philippsburg è la capitale della parte olandese ed è anche il porto di sbarco delle grandi navi da crociera che solcano il mar dei Caraibi ogni giorno. Immaginate cosa succede in città, ogni giorno, quando da questi bestioni del mare sbarcano anche 2000/3000 persone contemporaneamente! Una folla di gente in bermuda e camicie hawaiane si riversa sul lungomare e nelle stradine adiacenti a caccia del souvenir made in China o dell’affare, che poi affare non è!

L’isola, infatti, è porto franco dal 1994 ed è una famosa destinazione per lo shopping duty free, soprattutto per quanto riguarda i gioielli e gli orologi. Personalmente non ho trovato grande convenienza negli acquisti: è vero che non ci sono tasse ma i prezzi mi sono sembrati molto gonfiati e praticamente uguali a quelli che si trovano in Italia.

Lungomare di Philipsburg
Philipsburg
una squisita pina colada a Philipsburg

Vabbè…poco male direte voi! Basterà aspettare che le navi da crociera ripartano e tutto dovrebbe ritornare alla tranquillità. Ed invece vi sbagliate. Un minuto dopo la partenza delle navi, tutta la zona del porto turistico si svuota, i negozi chiudono, i bar ed i ristoranti abbassano le saracinesche…insomma un mortorio.

Per ritrovare un po’ di vita, bisogna spostarsi in auto verso la zona di Simpson Bay, piena di ristoranti, locali, casinò e bar. Noi abbiamo desistito subito però, quando al primo semaforo abbiamo visto decine e decine di auto incolonnate in attesa del verde! Eh no, mi dispiace ma la coda al semaforo quando sono in vacanza ai Caraibi…anche no 🙂

Le spiagge

Discorso a parte è da fare per le spiagge situate in questa parte dell’isola: si tratta delle tipiche spiagge caraibiche, di sabbia bianca, palme e mare cristallino. Dawn beach, Great bay beach, Cupecoy Beach e Mullet Bay… c’è solo l’imbarazzo della scelta!

Sicuramente, però, queste spiagge non hanno lo stesso livello di notorietà delle vicine Maho Bay e Simpson Bay. Quest’ultima è un’enorme laguna i cui unici sbocchi al mare sono rappresentati da due canali sormontati da altrettanti ponti. La laguna è abbastanza grande da ospitare regate di vela ed è la sede di un’enorme flotta di yacht ormeggiati nel porto turistico di lusso o ancorati poco al largo di fronte la baia. Negli ultimi anni, infatti, l’isola è diventata il centro principale della nautica da diporto dei Caraibi, nonché una delle mete preferite dei cosiddetti “mega yachts”.

Simpson bay

Maho beach è invece famosissima per altri motivi. La spiaggia è stretta tra il mare e la pista n. 10 dell’ Aeroporto Principessa Juliana di St.Maarten, che dista appena un centinaio di metri dalla costa. Perciò gli aerei in arrivo sorvolano la spiaggia a bassissima quota, il che ha fatto della località un’attrazione turistica. Ogni anno moltissime persone vi si recano per provare l’ebbrezza di veder passare a bassissima quota vari tipi di aerei, finanche i grandi Boeing 747 ed Airbus A340. I bar e gli esercizi commerciali siti sulla spiaggia hanno posizionato, a beneficio dei turisti, delle lavagne con gli orari dei voli in arrivo e in partenza, oltre a degli altoparlanti che diffondono i dialoghi radio del controllo del traffico aereo.

Maho Beach

Anche noi non abbiamo resistito alla tentazione di assistere allo spettacolo di un Airbus che ti vola a 20 metri dalla testa! La spiaggia è sempre affollatissima e bisogna combattere per guadagnare la posizione migliore ma devo dire che quando vedi avvicinarsi dal mare questi giganti del cielo e li vedi abbassarsi e prepararsi all’atterraggio, l’emozione è fortissima e l’esperienza vale assolutamente la pena.

Io a Maho Beach

La parte francese

La capitale della parte francese dell’isola di St. Martin è Marigot, cittadina portuale di circa 8000 abitanti affacciata sulla Baie de la Potence. Originariamente questa era una zona paludosa, tanto che i primi coloni sbarcati sull’isola chiamarono il loro primo insediamento “acque stagnanti” (Marigot, appunto!).

Oggi, invece, la cittadina è una località dinamica e frizzante che mescola atmosfere prettamente europee ad influenze caraibiche, dando vita ad una vivace cultura creola che si ritrova anche nelle deliziose pietanze servite nelle rinomate patisseries e nei numerosi bistrot della parte francese.

Marigot
Marigot
Mercato del sabato a Marigot

A differenza di Philippsburg, fin dal primo sguardo Marigot appare meno “commerciale” e più autentica. A dispetto dei secoli, la cittadina ha conservato uno charme tipicamente contagiato da stili, colori e percezioni dell’autentico immaginario delle West Indies. Passeggiando per il centro si incontrano bellissimi edifici coloniali e coloratissime case creole, intorno alle quali sono sorti bar, negozi e ristoranti.

Marigot

Purtroppo l’uragano che nel settembre 2017 ha colpito questa zona dei Caraibi, ha fatto tantissimi danni e gli edifici più colpiti sono stati proprio quelli coloniali, fatti essenzialmente in legno. La popolazione locale sta faticosamente cercando di riportare la situazione a come era prima ma, nel momento in cui scrivo, il passaggio distruttivo della tempesta è ancora molto visibile.

Grande Case

Altro posto molto molto carino è Grande Case, sempre nella parte francese. Noi abbiamo scelto di trascorrere qui le nostre 3 notti sull’isola e la scelta si è rivelata ottima. L’albergo prenotato dall’Italia è il Grande Case beach club, un gioiellino appena ristrutturato, situato proprio sulla spiaggia di Grande Case e quasi di fronte ad una delle attrazione di St Martin, e cioè Creole Rock.

Il villaggio è davvero delizioso. Affacciato sulla grande baia di Grande Case è un agglomerato di casette colorate nei toni pastello costruite lungo il boulevard principale (esclusivamente pedonale). Qui è possibile farsi una bella passeggiata di sera alla ricerca del ristorante carino dove cenare o del bar sul mare dove sorseggiare un buon cocktail. Oppure semplicemente curiosare tra i vari negozietti di artigianato locale, il tutto con calma e senza fretta.

Boulevard de Grande Case

Grande Case è anche la capitale culinaria dell’isola. Qui è l’unico posto dove sono sopravvissuti i Lolo, ristorantini gestiti dai locali dove è possibile mangiare pesce, crostacei e frutti di mare appena pescati e grigliati. Da provare, ma solo a patto che non siate schizzinosi! Il livello igienico infatti, non è dei migliori ma la freschezza del pesce è imbattibile.

Le spiagge

La parte francese ha delle spiagge bellissime, famose soprattutto perché in molte è possibile praticare il nudismo. Baie Longues offre pace e tranquillità, e tramonti perfetti per un aperitivo e una cena eleganti al ristorante La SamannaAnse des Peres attira sia le famiglie sia i nottambuli con i suoi Full Moon al Kali’s Beach BarOrient Bay, la “Saint Tropez dei Caraibi” è il ritrovo delle celebrità e di chi vuole spiare i soliti noti. Ma altrettanto belle sono le spiagge che si trovano nella zona delle Terres Basses tra cui spicca senz’altro Baie aux Prunes, incontaminata e remota con un mare cristallino da cartolina.

Baie aux Prunes

Un cenno meritano anche le due isole che si trovano a nord di Saint Martin, l’isola di Tintamarre e l’isola di Pinel. Entrambe sono raggiungibili prendendo parte ad un boat tour di mezza giornata o di una giornata intera.

Se, però, l’isola di Tintamarre merita sicuramente una sosta, se non altro per farsi una bella nuotata nel suo splendido mare cristallino (dove è anche possibile vedere le tartarughe marine), l’isola di Pinel a me non è piaciuta per niente. Si tratta di un piccolo isolotto proprio di fronte la baia di Cul de Sac, dove è possibile noleggiare ombrelloni e lettini e pranzare sulla spiaggia nel ristorantino che hanno ricostruito dopo il passaggio dell’uragano. La spiaggia è stretta e molto affollata e l’acqua del mare in questo tratto non è bellissima, anzi… a tratti un pò torbida. Sinceramente non saprei dire se siamo stati sfortunati noi il giorno in cui ci siamo andati o se è sempre così. Quanto al ristorante, è possibile mangiare un’ottima aragosta scegliendola da una grande gabbia immersa nell’acqua di mare proprio a riva, ovviamente a prezzi non esattamente modici ma questo un pò ovunque a St Martin.

Tintamarre Island
Aragosta a Pinel island
Pinel Island

Comunque, se noleggiate una barca per un full day tour dell’isola, lo stop a Pinel Island è praticamente d’obbligo.

Due cose da fare assolutamente a Saint Martin

  1. Noleggiare una barca e fare un giro completo dell’isola: solo così è possibile ammirare la bellezza di Saint Martin e delle sue 37 spiagge. Noi ci siamo rivolti a Caribbean Marines e ci siamo trovati benissimo! Abbiamo noleggiato un Boston Whaler 270 super accessoriato e molto comodo (eravamo 4 adulti e 2 bambini) per 900 euro dalle 9 di mattina alle 17.

2. Fare un’escursione ad Anguilla su un catamarano da competizione, l’Arawak. All’inizio eravamo un pò dubbiosi perché avevamo letto che il catamarano può raggiungere anche i 30 nodi di velocità, ma poi l’esperienza si è rivelata la più divertente di tutta la vacanza. Il catamarano parte con un minimo di 6 ospiti e, non essendoci altre persone a bordo, praticamente abbiamo avuto a disposizione l’Arawak tutto per noi. I due ragazzi della Bluebeard charters hanno concordato con noi l’itinerario da fare, sulla base del vento e della sua direzione, e siamo partiti veleggiando ad una media di 22 nodi. Noi abbiamo optato per fermarci a Little Bay, spiaggia meravigliosa raggiungibile solo via mare, ma è possibile raggiungere anche le piccole isolette di fronte ad Anguilla (Prickley Pear o Dog Island).

E’ una esperienza che consiglio vivamente a tutti ma attenzione! Ci si bagna tantissimo!

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